Inaugurazione dell’Anno Accademico – La festa ve la facciamo noI!

BLOCCHIAMO L’INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO:
ASSEDIAMO SANTA LUCIA!!!

Dopo mesi di mobilitazione e cortei
Dopo l’assemblea di Ateneo a Santa Lucia
Dopo aver rifiutato le nostre richieste, il Rettore dichiara:

"L’Università
deve presentarsi per quello che è, proprio perché la situazione è
davvero drammatica eviterei elementi scenografici"
Pier Ugo Calzolari, La Repubblica, 13 Gennaio

 Proprio per questo l’università tornerà a rinchiudersi nelle sue
vecchie aule, lontano dalla cittadinanza e con una scenografia ridotta
al minimo: toghe ed ermellino per tutti!

concentramento

sabato 24 Gennaio ore 10


Piazza S. Stefano


Autoinvitati al Gran Ballo!




Scarica il coupon di autoinvito!

 Comunicato dell’Ass. Permanente noGelmi di Scienze Politiche (clicca qui per scaricare)

In
occasione dell’Inaugurazione dell’anno accademico 2008/2009


I
nostri saluti al magnifico Rettore Pier Ugo Calzolari,

che
balla sulle macerie dell’università pubblica.
I
nostri saluti ai suoi cortigiani,
riuniti
in pompa magna.

Non
abbiamo fatto in tempo a stampare abbastanza coupons
d’invito all’evento dell’anno, ci ritroviamo ancora una volta
intenzionalmente ai piedi del pulpito, ma non ascolteremo la predica.

Per
fortuna, mentre noiosi balletti aristocratici si tengono nell’Aula
Magna di Santa Lucia, qualcosa è successo.

In
quattro mesi di mobilitazione le studentesse e gli studenti di questa
e di altre università italiane ed europee hanno finalmente preso
coscienza di quello che sta accadendo da quindici anni a questa
parte: ci siamo finalmente resi conto che il processo di
aziendalizzazione e privatizzazione dell’Università pubblica sta
arrivando al capolinea, e non staremo a guardare. La distruzione è
stata precisa e lenta, portata avanti con la stessa accuratezza con
cui per il 24 gennaio si è organizzata la festa.
Nel frattempo,
al di fuori delle lustre
aulae magnae,
l’ennesima crisi del sistema finanziario internazionale colpisce
duramente le lavoratrici e i lavoratori in tutti i paesi del mondo,
le politiche repressive di questo governo fomentano il delirio
securitario: il Pacchetto Sicurezza è un atto terroristico verso la
libertà non solo delle e dei migranti, ma anche di chi esprime
legittimamente il proprio dissenso politico eludendo le soglie della
rappresentanza per una presa di parola diretta.
Mentre il Rettore
e i suoi festeggiano,

una nuova solidarietà sociale si salda attraverso le nostre lotte,
Francia, Spagna, Paesi Baschi, Stati Uniti, Germania e Grecia:
dovunque studenti e studentesse, lavoratrici e lavoratori gridano il
loro dissenso, aprendo spazi di conflitto che minano alle basi il
sistema della crisi.

133, poi 180, il denominatore comune è
privarci dell’accessibilità allo studio e della libertà dei saperi,
negare l’autonomia e la libertà della ricerca: non più studentesse
e studenti, ricercatrici e ricercatori o insegnanti, ma semplici
unità produttive di un sistema che non guarda alla nostra formazione
ma che agisce nell’ottica della mercificazione delle nostre
esistenze, all’interno dei circuiti universitari per sfociare poi in
quel carcere di precariato che chiamano ‘mondo del lavoro’.

Molto
è stato fatto in questi mesi: abbiamo tenuto lezioni in piazza,
abbiamo occupato le nostre università, possiamo addirittura
affermare di esserci ripresi, in alcuni momenti, ciò che è
nostro: la nostra libertà di auto-formarci, e di averla messa in
pratica in momenti di condivisione, di critica e di conflitto.
Abbiamo costruito percorsi politici con chi l’università la vive e
vi lavora. Rivendichiamo la politicità delle nostre azioni, perchè
vi riconosciamo un enorme potenziale di cambiamento.
Rivendichiamo
la politicità della nostra mobilitazione, in opposizione alle
mancate prese di posizione ambigue e vuote di contenuto
dell’Università di Bologna e della sua classe dirigente su
provvedimenti che la riguardano in prima persona.
Abbiamo
denunciato, denunciamo, e continueremo a denunciare l’appartenenza
dell’ateneo e la connivenza del Rettore con l’Aquis, il vero Circolo
dei Baroni, accaniti a raccogliere le briciole che cadono dal
banchetto del finanziamento pubblico. Ci opponiamo e resisteremo al
tentativo di
imbrigliare la libertà dei saperi e della ricerca
nelle maglie di una “qualità” che appare come un certificato di
garanzia per il miglior compratore, e che non risponde alle necessità
e ai bisogni dell’Università, ma a quelli di Confindustria.

Mettiamo
in pratica percorsi di cambiamento che partano dalle nostre aule, ma
che mettano in discussione il sistema intero cui siamo costretti a
partecipare, che costruiscano dissenso dal basso, per un’università
libera, per liberare la cultura.

 

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