Canzonissima week-end: A Lunedì!

Ieri sera è stata una serata fantastica e noi, che tra le altre cose, siamo anche un po’ romantici, ci piace emozionarci sentendo rieccheggiare nell’atrio della nostra facoltà, di solito attraversato da studenti frettolosi e grigi professori, le dissacranti parole dell’immortale Donatella.

http://www.youtube.com/watch?v=VSK9EtDN3as

 

Ci vediamo lunedì 27 alle 9.30/10 in aula C per riprendere il "lavoro" dopo questo fine-settimana di pausa.

Stay-in-balott!

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Documento per gli “Stati Generali” dell’università di Venerdì 24 Ott

Scarica l’intero documento in formato .doc

 

Le presentazioni prima di tutto.

Non siamo un’associazione riconosciuta.

Siamo,
d’altro canto, perfettamente riconoscibili.
Abbiamo volti e storie che si possono incrociare quotidianamente
dentro e fuori le mura delle facoltà dell’Università di Bologna.
Ed abbiamo una storia collettiva che si sta scrivendo in questi
giorni: da questa storia non è possibile prescindere, né per noi né
per voi.

Siamo
studenti
…parecchi studenti…ma anche ricercatori e professori. Tra
questi ultimi, alcuni sono strutturati, altri non lo sono. Dopo 7,
10, 12…15 anni di lavoro stabilmente precario, abbiamo deciso di ribattezzarli i “diversamente
strutturati”.

Siamo quelli
delle lezioni in piazza e quelli delle occupazioni di questi giorni.

Siamo quelli
delle lettere, dei comunicati, delle e-mail che viaggiano rapide da
un ateneo all’altro, da un nodo all’altro della rete e siamo
quelli dei cortei spontanei e non autorizzati.

Siamo
quelli

che discutono con il rettore. E siamo quelli che lo contestano.

Ebbene sì,
siamo tutte queste cose insieme. Perché non intendiamo la protesta
come forma di rinuncia al diritto di parola, allo scambio, al
confronto…e, per altro verso, siamo convinti che nessuno possa
chiederci di rinunciare alla protesta, per ottenere titolo a
discutere.

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Appello nazionale dalla Sapienza occupata

Appello nazionale, Roma 22.10.2008

L’onda anomala non si fermerà!

Alle facoltà in mobilitazione,
alle studentesse e agli studenti, ai dottorandi, ai precari della ricerca

"Noi la crisi non la paghiamo", è questo lo slogan con cui poche settimane
fa abbiamo iniziato le mobilitazioni all’interno dell’università la
Sapienza. Uno slogan semplice, ma nello stesso tempo diretto: la
crisi globale è crisi del capitalismo stesso, della speculazione
finanziaria
e immobiliare, di un sistema senza regole né diritti, di manager e
società
senza scrupoli; questa crisi non può ricadere sulle spalle della
formazione,
dalla scuola all’università, della sanità, dei contribuenti in genere.

Lo
slogan è diventato famoso, correndo veloce di bocca in bocca, di città in
città. Dagli studenti ai precari, dal mondo del lavoro a quello della
ricerca, nessuno vuole pagare la crisi, nessuno vuole socializzare le
perdite, laddove la ricchezza è stata per anni distribuita tra pochi,
pochissimi.

Ed è proprio il contagio che si è determinato in queste settimane, la
moltiplicazione delle mobilitazioni nelle scuole, nelle università, nelle
città, che deve aver suscitato molta paura. Si sa, il cane che ha paura
morde, altrettanto la reazione del presidente del Consiglio Berlusconi non
si è fatta attendere: "polizia per le università e le scuole occupate",
"faremo fuori la violenza dal paese". Soltanto ieri Berlusconi aveva
dichiarato di voler aumentare i sostegni economici alle banche e di voler
fare dello stato e della spesa pubblica garanti in ultima istanza per i
prestiti alle imprese: in una parola, tagli alla formazione, meno risorse
per gli studenti, tagli alla sanità, ma soldi alle imprese, alle banche,
ai
privati.

Ci chiediamo allora dove si trova la violenza: è violenta
un’occupazione o piuttosto è violento un governo che impone la legge 133 e
il decreto Gelmini, in barba a qualsiasi discussione parlamentare? E’
violento il
dissenso o chi intende soffocarlo con la polizia? E’ violento che si
mobilita in difesa dell’università e della scuola pubblica o chi intende
dismetterle per favorire gli interessi economici di pochi? La violenza sta
dalla parte del governo Berlusconi, dall’altra parte, nelle facoltà o
nelle
scuole occupate, c’è la gioia e l’indignazione di chi lotte per il proprio
futuro, di chi non accetta di essere messo all’angolo o costretto al
silenzio, di chi vuole essere libero.

Ci è stato detto che sappiamo soltanto dire no, che non abbiamo proposte.
Niente di più falso: proprio le occupazioni e le assemblee di questi
giorni
stanno costruendo una nuova università, un’università fatta di
conoscenza,
ma anche di socialità, di sapere ma anche di informazione, di
consapevolezza. Studiare è per noi fondamentale, proprio per questo
riteniamo indispensabili le proteste: occupare per poter far vivere
l’università pubblica, dissentire per poter continuare a studiare o fare
ricerca. Molte cose nell’università e nelle scuole vanno cambiate, ma una
cosa è certa, il cambiamento non passa per il de-finanziamento.

Cambiare
l’università significa aumentare le risorse, sostenere la ricerca,
qualificare i processi formativi, garantire la mobilità (dallo studio alla
ricerca, dalla ricerca alla docenza). Il de-finanziamento, invece, ha un
solo scopo: trasformare le università in fondazioni private, decretare la
fine dell’università
pubblica.

Il disegno è chiaro, anche gli strumenti: la legge 133 è stata approvata
nel
mese d’agosto, di fronte al dissenso di decine di migliaia di studenti si
invoca l’intervento della polizia. Questo governo vuole distruggere la
democrazia, attraverso la paura, attraverso il terrore. Ma oggi, dalla
Sapienza in mobilitazione e dalle facoltà occupate diciamo che noi non
abbiamo paura e di certo non torneremo indietro sui nostri passi. È nostra
intenzione, piuttosto, far retrocedere il governo: non fermeremo le lotte
fin quando la legge 133 e il decreto Gelmini non verranno ritirati!

E questa
volta andiamo fino in fondo, non vogliamo perdere, non vogliamo abbassare
la
testa di fronte a tanta arroganza. Per questo invitiamo tutte le facoltà
in
mobilitazione del paese a fare la stessa cosa: vogliono colpire le
occupazioni e allora che altre mille scuole e facoltà occupino!
In più, al seguito dello straordinario successo dello sciopero e delle
manifestazioni del 17 ottobre, indetti dai sindacati di base, riteniamo
giunto il momento di dare una risposta unitaria e coordinata nelle piazze
delle nostre città.

Proponiamo di dare vita a due scadenze nazionali: una
giornata di mobilitazione per venerdì 7 novembre, con manifestazioni
dislocate in tutte le città;
una grande manifestazione nazionale del mondo
della formazione, dall’università alla scuola, a Roma per venerdì 14
novembre, giornata in cui i sindacati confederali hanno decretato lo
sciopero dell’università, giornata da costruire dal basso e che veda
protagonisti in primo luogo gli studenti, i ricercatori ed i docenti in
mobilitazione.

Altrettanto riteniamo utile attraversare, con le nostre
forme
e i nostri contenuti, lo sciopero generale della scuola promosso dai
sindacati confederali fissato per giovedì 30 ottobre.
Quello che sta accadendo in questi giorni ci parla di una mobilitazione
straordinaria, potente, ricca.

Una nuova onda, un’onda anomala che non
intende fermarsi e che piuttosto vuole vincere. Facciamo crescere l’onda,
facciamo crescere la voglia di lottare. Ci vogliono idioti e rassegnati, ma
noi siamo intelligenti e in movimento e la nostra onda andrà lontano!

Dalle facoltà occupate della Sapienza di Roma, dall’ateneo in
mobilitazione

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[Gruppo Didattica] Documento sulla Didattica

Incipit

Ci siamo iscritti all’università’ e ci siamo messi a studiare. O meglio, ci siamo iscritti all’università’ e ci siamo abituati a pensare che stessimo studiando. Andavamo  a lezione, prendevamo appunti, preparavamo gli esami e li sostenevamo.
E quello era studiare.
Poi ci è sorto un dubbio. Il dubbio si è progressivamente fatto disagio ed  e` diventato successivamente necessità di guardare più da vicino, o forse meno dal di dentro, quello che stavamo facendo quando dicevamo di studiare.  
Ci siamo detti che dietro azioni divenute così scontate da sembrare banali c’era un mondo di significati che dovevamo imparare a cogliere. 
Abbiamo deciso di cominciare a chiederci quali e quante regole, presupposti sulla divisione di ruoli e competenze, linguaggi, pratiche quotidiane e convinzioni operano nel fare del nostro studiare un esercizio ne’ innocente ne’ neutrale.
Ci siamo chiesti, quindi,  come studiare possa veramente divenire conoscere, e come poterlo reinventare in cerca di qualcosa di completamente  diverso.
Modestamente a parte.

Scarica il Documento sulla didattica, prodotto dal Gruppo Didattica dell’Assemblea Permanente di Scienze Politiche di Bologna

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Didattica e ricerca: una proposta

Per il paese, da anni, didattica di qualita’ e ricerca di qualita’ sono
solo una grossa spesa che non rende. Il processo decisionale politico non
chiama in causa i saperi delle universita’, cosi’ come il panorama
aziendale non fa uso delle competenze di laureati e ricercatori (come
invece accade nei paesi che investono il doppio o il triplo di noi in
ricerca: loro le usano!).

Da anni, quindi, l’atteggiamento dello stato non e’ quello di cercare
soluzioni ai problemi (gravi) di universita’ e ricerca: tutto cio’ che
proviene dalla politica (che invece paghiamo per darci una amministrazione
efficace e lungimirante) sono tagli indiscriminati.

Una soluzione diversa e’ quella di promuovere una mentalita’ che comprenda
che IL SAPERE SERVE: il sapere, se sfruttato, puo’ rendere piu’ efficace
l’azione di un paese nell’uscire da una crisi, puo’ migliorare lo
sfruttamento delle risorse, puo’ promuovere crescita e coesione sociale,
puo’ far avanzare la competitivita’ industriale.

Per fare questo (che sarebbe fra i compiti di una politica decente),
propongo di sfruttare gli spazi di autoformazione (e se non bastano
crearne altri sempre nelle strutture universitarie) per

1) mettere in comune le competenze e CREARE LABORATORI TEMATICI su
questioni rilevanti per la societa’ (penso a qualcosa come un laboratorio
di discussione sulla legislazione internazionale, dove giurisprudenza,
scienze politiche, statistica-demografia possono produrre riflessioni
importanti su problemi come l’immigrazione, i rapporti commerciali, lo
sfruttamento di aree depresse del mondo. Penso a un laboratorio sulle
risorse energetiche, in cui discutere di energia nucleare/chimica/naturale
con ingegneri, chimici, fisici e biologi. A un laboratorio sull’economia e
la finanza…).
Questi laboratori potrebbero in qualche modo monitorare l’attivita’ del
governo e dare risposte di sostenibilita’ alle proposte politiche, e
altrettanto fare proposte alternative con la liberta’ di chi non deve
rispondere ad interessi diversi rispetto a quelli della societa’ civile.

2) costruire un sito web facilmente accessibile che contenga i contenuti
sviluppati in questi laboratori. un sito efficace, pensato da chi ha le
competenze di comunicazione necessarie, destinato a portare fuori le idee
che vengono proposte. senza che queste siano relegate in qualche lodevole
commento a un lodevole post del blog di beppe grillo o vengano sparate in
maniera estemporanea in qualche talk show. uniti.

3) mantenere un contatto forte con gli organi di informazione ufficiali,
che potrebbero addirittura ospitare alcune risorse che metteremo
liberamente in rete sui loro siti web: l’informazione paga, il sapere
interessa, le proposte conosciute da molti pesano sul piatto delle
decisioni politiche, l’immagine dell’universitario come invisibile inutile
fannullone deve crollare.

Scopo di questa attivita’, che naturalmente non puo’ che guardare al
medio-lungo periodo, sarebbe quello di entrare con forza nella vita del
paese per

1) rendere piu’ efficace il processo decisionale della politica con
contributi di specialisti dei vari settori

2) smascherare truffe di informazione (e non solo: siamo in italia…)

3) rivalutare il ruolo del sapere nel paese: sia a livello d’immagine, sia
a livello di considerazione per l’iniziativa privata, verso la quale
necessariamente gran parte dei laureati devono rivolgersi
Senza un’attivita’ radicale, dal basso, che dia spessore alle scelte
politiche e permetta di sfruttare le competenze di chi esce
dall’universita’, la mia opinione e’ che lo svilimento del sapere sia solo
uno degli aspetti di una tristissima parabola discendente.

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Comunicato SciPolMOVE sul consiglio di facoltà di mercoledì 22

Dopo l’importante giornata di lotta di
martedì che ci ha visto prendere parola nelle piazze, nelle strade
di questa città la mobilitazione a scienze politiche continua,
nonostante il consiglio di facoltà continui a dimostrarsi sordo alle
richieste della mobilitazione.

Ieri il consiglio di facoltà di
scienze politiche ha approvato un documento, scritto dallo stesso,
nel quale non si prende una posizione di contrarietà ai
provvedimenti del governo riguardanti l’università, ma semplicemente
vengono accolti con deboli delle riserve. Le stesse riserve poste
già da senato accademico e dal cda in linea con la posizione
dell’aquis. Nei fatti il consiglio si dichiara preoccupato riguardo
alla natura indifferenzata dei tagli, difendendo l’eccellenza
dell’ateneo di bologna calcolata in base ai criteri che questo
governo e i precedenti stanno cercando di imporre all’università
pubblica: produttività, mercificazione del sapere, sfruttamento dei
ricercatori precari, annichilimento della didattica.

Nell’Assemblea pubblica, chiesta dal
preside al termine del consiglio di facoltà, questa posizione per
noi inaccettabile si è resa evidente per tutti gli studenti
presenti, e per molti docenti.

Come Assemblea permanente abbiamo
portato un documento nel quale si chiedeva una presa di posizione
netta contro il decreto e un aperto sostegno alla mobilitazione, da
conncretizzarsi nelle forme di un blocco della didattica.

Nessuna di queste richieste è stata
accolta, anzi, è risultato evidente come il consiglio di facoltà di
scienze politiche sia schiacciato sulle posizione del rettore e
dell’aquis.

Questa è l’ennesima prova di come sia
impossibile, a scienze politiche, tentare un dialogo con il preside
di facoltà e con il consiglio. Nonostante ciò, anche all’interno
del corpo docente il consenso non è unanime, in questi giorni
diversi docenti e ricercatori precari si sono mostrati disponibili a
sostenere e a contribuire alla mobilitazione.

Noi andremo avanti con le nostre
pratiche di autorganizzazione e di conflitto, tanto più necessario
adesso che il governo Berlusconi ha mostrato la sua vera faccia. Alla
minaccia di mettere a tacere un movimento trasversale, autorganizzato
e dal basso che raccoglie docenti, ricercatori,e studenti di tutti i
gradi e livelli dell’istruzione. A chi cerca sporcamente di creare
spaccature alimentando una vecchia logica di buoni e cattivi noi
rispondiamo compatti con le nostre pratiche, riprendendoci i tempi e
gli spazi che ci vengono continuamente negati.

A chi strilla sui giornali che vorrebbe
che lasciassimo le nostre facoltà scappando dai manganelli
rispondiamo che noi siamo le facoltà, che noi le facoltà non le
lasciamo a chi vuole svenderle a confindustria.

Per questo proponiamo alla
mobilitazione che al termine dell’assemblea di Ateneo di domani si
confluisca in corteo tutti e tutte a Scienze Politiche per un grande
momento di socialità che riprendendosi gli spazi della facoltà dia
una risposta forte a chi pensa di poter ridurre le nostre
rivendicazioni ad un problema di ordine pubblico.

 

Assemblea No Gelmini di Scienze
Politiche

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Venerdi 24 Aperitivo @ Scienze Politiche

Vampire night trash @ Sci.Pol.Bo

 

Dalle 18.30 ||| Aperitivo di autofinanziamento per la lotta appena iniziata ||| gruppi folk con la splendida acustica dei portici di facoltà ||| partecipa portando il tuo strumento e condividendo la tua musica ||| non imbrattare la facoltà, liberala!

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Convocazione Assemblea d’Ateneo al 38 occupato

Convocazione assemblea d’ateneo
Giovedì 23 ottobre ore19 facoltà di lettere e filosofia:
assemblea d’ateneo No Gelmini student* e ricercator* precar*
argomenti della discussione:
-Venerdì 24 ottobre alle ore 15 in Santa Lucia il Rettore ha convocato 
un’assemblea pubblica d’ateneo, per ora pare che il movimento No Gelmini 
non abbia diritto di prendere parola in quella sede.
-Giovedì 30 ottobre costruiamo insieme un grande giornata di 
mobilitazione del mondo della formazione contro la Gelmini dalle 
elementari ai ricercatori.
Dopo la bellissima giornata di ieri
continuons le combat!
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21 Ottobre: cronaca di un invasione annunciata

da: infoaut.org

21.10.2008

Torino, Bologna, Roma occupate!A Milano manganellate sugli studenti, cortei a Napoli e Cosenza!

saperi

A Torino
Palazzo Nuovo entra in occupazione, a Bologna il blocco della stazione
si conclude con l’occupazione nelle facoltà, a Milano caricato il
corteo degli studenti. Le università in agitazione compiono un passo in
più, in tendenza con quello che è il panorama di focolai diffusi sul
piano nazionale.

A Roma occupate 4 facoltà

Anche le strutture universitarie della Sapienza entrano in occupazione:
ore 19:00 Occupate le Facoltà  di FISICA e SCIENZE POLITICHE ore 19:30
Anche  LETTERE decide di entrare in occupazione ore 20:00  La facoltà
di CHIMICA è stata occupata dagli studenti.

[Comunicato Stampa del 21-10-2008 degli studenti della SAPIENZA]

Torino, occupato Palazzo Nuovo
Alle 18:30, con l’entrata del corteo
spontaneo dell’Assemblea No Gelmini all’interno di Palazzo Nuovo ha
preso il via l’occupazione della sede delle facoltà umanistiche di
Torino. Occupazione data dalla volontà dell’Assemblea No Gelmini,
riunitosi nel pomeriggio sulle scale dell’università, di compiere quel
passo in più necessario ad affrontare la settimana di mobilitazione che
viene. Un migliaio di studenti e studentesse hanno arricchito
l’assemblea con interventi e prese di posizioni importanti, con le
quali si da seguito ad un lavoro di settimane nelle facoltà e
all’incombere delle importanti scadenze cittadine. Il 28 ottobre è
previsto l’arrivo del ministro Gelmini in città, all’Unione
Industriale; il 30 ottobre è fissato lo sciopero generale della scuola
e dell’università. Un’occupazione che fa seguito a quelle di Fisica ed
Agraria, arrivata dopo una partecipatissima assemblea e dopo un corteo
spontaneo partito da Palazzo Nuovo che ha portato la notizia
dell’occupazione agli occhi della città, sfilando per il centro e
bloccando il traffico. Domani è prevista l’assemblea autoconvocata
degli studenti nel cortile del rettorato, ore 14. Intanto l’occupazione
è partita e stasera si comincia con una nottata di contro-informazione
e concerti.
Bologna, blocco della stazione e occupazione delle facoltà
Mobilitazione importante anche a Bologna, fin da stamattina migliaia di
studenti e studentesse hanno attraversato la città bolognese portando
la loro contestazione alla "controriforma Gelmini". Fin dai giorni
scorsi era stato lanciato l’assedio al rettorato, all’interno del quale
il Senato Accademico avrebbe dovuto riunirsi per esprimersi, come
richiesto dall’Assemblea No Gelmini, contro la legge 133. Il Senato
Accademico è saltato di fronte la mobilitazione e la pressione
esercitata dal corpo studentesco, ma ciò non ha fermato il corteo che
alle 9 è partito da piazza Verdi. Corteo che ha percorso la zona
universitaria, infoltendosi via via, e che è giunto fino alla stazione
di Bologna, dove ha occupato i binari per circa mezz’ora. La
manifestazione riparte da lì, percorrendo le vie bolognesi, sanzionando
le vetrine dell’Alma Mater e concludendo il suo rabbioso girovagare in
via Zamboni. Stasera è prevista un’altra assemblea dopo quelle dei
giorni scorsi, al momento l’università è occupata!
Milano, caricato il corteo degli studenti
Dopo l’occupazione per la notte bianca di Scienze Politiche, che ha
fatto seguito alla giornata di sciopero generale indetta dai sindacati
di base per venerdi scorso, continua la mobilitazione all’università
Statale di Milano. Questo pomeriggio un corteo di studenti e
studentesse si è mosso per portare, ancora una volta, la contestazione
in città: ci si è diretti verso la stazione centrale, dove le forze
dell’ordine hanno impedito l’accesso ai manifestanti che volevano
praticare un’azione prodotta più volte in questi ultimi giorni dagli
universitari in lotta, il blocco dei binari. I manifestanti sono stati
manganellati dalla polizia, ci sono stati diversi contusi.
Napoli, corteo contro Berlusconi

Mobilitazione anche a Napoli, dove il premier Berlusconi ha cercato
nuovamente il suo posto al sole nella città partenopea. Il Presidente
del Consiglio, arrivando in città, ha trovato, oltre ai fermenti
anti-discarica di Chiaiano, anche le scuole sotto occupazione e le
mobilitazioni dell’università. Un corteo è partito questa mattina da
piazza del Gesù, una manifestazione fortemente caratterizzata dalle
proteste del mondo dell’istruzione: 5000 persone hanno tentato di
raggiungere la Confindustria in piazza dei Martiri, per poi essere
deviate all’altezza del teatro San Carlo, snodando infine la
manifestazione per le vie del centro.
ascolta l’intervista con Giovanni dell’Orientale Agitata

Corteo e blocchi all’unical

Un corteo spontaneo che ha attraversato l’intero Ateneo dalla facoltà
di Ingegneria al Polifunzionale raccogliendo un migliaio di studenti,
bloccando di fatto il normale svolgimento delle lezioni.
Scandendo slogan e con un forte volantinaggio sempre più partecipato,
il corteo ha continuato sino al punto di raccolta dei pullman
(pensiline), bloccando per buona parte della mattinata il normale
transito dei mezzi di trasporto, dando così visione della protesta a
tutta la comunità universitaria.


Segui anche gli aggiornamenti su uniriot.org

Per informazioni dettagliate sulla mobilitazione a Bologna vedi anche: zic.it

 

 

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Indietro non si torna!

Da 400 a 4000

Avevamo lanciato un assedio comunicativo al rettorato per
stamattina: l’assedio c’è stato ed è stato
ingovernabile, si è tramutato in uno sciopero metropolitano.
Alle 9 centinaia di persone, dopo 2 settimane di mobilitazione, si sono
incontrate in piazza Verdi per dare vita all’assedio
preannunciato.
Un corteo gioioso e determinato ha attraversato la
cittadella universitaria, ingrossandosi fino a contenere le migliaia di
studenti e studentesse che, al grido di “Fuori, fuori!”,
sono usciti dalle facoltà e scesi in strada. Da qui, student* e
precar* dell’università hanno accerchiato e attraversato
Palazzo Poggi, scandendo ad alta voce “noi la crisi non la
paghiamo”. Dopo aver portato all’interno del rettorato il
rifiuto della legge 133, della posizione assunta dal senato accademico
e dal cda in seduta congiunta e preso atto della bocciatura di un
documento, presentato dagli studenti di scienze, che chiedeva di
schierarsi nettamente contro la riforma Gelmini-Tremonti, tutti insieme
ci siamo mossi in corteo: quello che noi chiamiamo il corpo vivo
dell’università ha invaso la città.
In 4000 abbiamo riversato sulle strade di Bologna i linguaggi, i progetti e le forme nuove di relazione e creazione di saperi.
Abbiamo preso parola.
Ci siamo ripresi le strade e le piazze.. ma non ci siamo fermati lì.
Abbiamo imposto la circolazione di nuovi flussi metropolitani, fatta di bisogni e desideri.
Giunto
alla stazione il movimento No Gelmini, come già a Roma, ha
occupato i binari per mezz’ora per poi ritornare alla
facoltà occupata di lettere.
In attesa dell’assemblea
che si terrà alle 17 nell’aula III di via Zamboni 38, gli
studenti e le studentesse hanno bloccato il traffico di via Zamboni
riversando in strada musica creatività e socialità altra.
Abbiamo portato la rivolta dalle facoltà ribelli alla metropolì. Non è che l’inizio!

Assemblea d’ateneo No Gelmini – student* e ricercator* precar*
Lettere facoltà ribelle.
Assemblea autoconvocata di scienze politiche

 


qui la cronaca minuto x minuto della manifestazione

 

qui intervista ad un occupante di Lettere

 

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